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L’economia globale rallenta di fronte alle guerre commerciali tra Stati Uniti e Cina e alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. L’oro torna ad essere perciò bene rifugio 

La Federal Reserve sta valutando di tagliare il costo del denaro entro 2020. Non accadeva dal 2008. Questo ha fatto sì che, dopo cinque anni, il prezzo dell’oro schizzasse alle stelle sfiorando i 1.400 dollari l’oncia.

Dollaro debole, Treasury in ribasso, oro in rialzo

Con l’inversione di rotta della politica della Federal Reserve, che ha indicato la probabilità di un taglio dei tassi per l’anno prossimo, i rendimenti dei Treasury sono diminuiti e il dollaro USA si è indebolito. Questo è stato un vantaggio per i prezzi dell’oro. Sui mercati asiatici l’oro ha raggiunto il picco di 1.394,11 dollari l’oncia. Nonostante le crescenti tensioni in Medio Oriente tra Stati Uniti e Iran, il metallo giallo continua ad essere scambiato sopra i 1.380 dollari: ben oltre la soglia di 1.350 dollari che nell’ultimo decennio si era dimostrata una barriera difficilissima da scavalcare.

Le questioni geopolitiche sul piatto della bilancia

Il mercato ha riconosciuto che le questioni geopolitiche incidono non poco sul prezzo dell’oro. La disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina non sembra trovare soluzione e in pochi credono che al G20 di Osaka (28/29 giugno) le controparti sotterreranno l’ascia di guerra. Bisogna poi non dimenticare che i venti di guerra tra Stati Uniti e Iran sono tornati a spirare con vigore.

Oro bene rifugio

Il metallo giallo tende perciò ad essere un porto sicuro in tempi di tensione geopolitica: torna ad esercitare nuovamente il suo fascino come bene rifugio. Questo, non solo di fronte alle crescenti tensioni commerciali e militari che vedono gli Stati Uniti protagonisti assoluti, ma anche di fronte al rischio di brusca frenata dell’economia mondiale.

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