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L’emergenza mondiale legata al coronavirus ha conseguenze dirette sul mercato dell’oro: crescita costante del prezzo del metallo, vero bene di rifugio.

Il rally dell’oro è in crescita costante dalla metà del 2019; di certo, l’emergenza coronavirus ha accelerato la corsa all’oro. Il metallo giallo si conferma bene di rifugio ad hoc per gli investitori. Più che in altre parti del mondo, in Italia l’oro brucia record su record. Oltre al virus, altri sono i fattori concomitanti che spingono in alto il prezzo dell’oro.

Tassi più bassi sui mutui

Il decreto sul Coronavirus prevede il congelamento delle rate di un mutuo sulla prima casa. In Italia, l’emergenza potrebbe dare nuovo slancio al mercato dei mutui. La Bce ha infatti previsto che in caso di pandemia potrebbe valutare un taglio dei tassi di interesse a supporto dell’economia mondiale. Conseguenza immediata è la marginalità della forbice di costo tra mutui fissi e variabili. Non solo mutui, però. La corsa dell’oro ha dato una spinta ai fondi specializzati sui mercati preziosi. Al momento, sui mercati asiatici, che hanno risentito particolarmente dell’emergenza sanitaria, il metallo è venduto a 1.642,85 dollari l’oncia.

Crisi geopolitiche

Indebolimento del dollaro, tensioni in Medio Oriente, guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, Brexit, lo spettro di una nuova recessione all’orizzonte. A non far dormire sonni tranquilli agli investitori ci sono tante altre cause, oltre il coronavirus. Le crisi geopolitiche, oggi più che mai, sono il vero ago della bilancia. In un mondo globalizzato e connesso come quello attuale, nessuna crisi politica, militare, ambientale o umanitaria può essere presa sottobanco. Nell’ultimo quinquennio, le banche centrali di Russia, India e Cina hanno comprato oro; il Venezuela, paese in profonda crisi politico-sociale, ha invece venduto ben il 56% delle sue risorse auree.

Altri fattori (curiosi)

Il settore dentistico e quello tecnologico hanno contribuito significativamente alla corsa all’oro. Anche se nel 2019, secondo il report del World Gold Council, entrambi i settori hanno registrato un meno 11% e 3% di richiesta di metallo, restano comunque due ambiti commerciali da tenere d’occhio. Il settore dentistico, ad esempio, punta molto sul recupero degli scarti odontoiatrici. Stessa cosa accade nel settore tecnologico, dove è nata una vera filiera del recupero di metalli preziosi dai rifiuti elettronici.